
Il mito di Amore e Psiche è una leggenda senza tempo, perché esprime l’eterna lotta tra ragione e passione, tra testa e cuore.
A scriverla fu, nel II Secolo d.C, lo scrittore latino Lucio Apuleio che la inserì nel suo romanzo di letteratura latina, le “Metamorfosi”, conosciuto anche con il nome di “Asino d’oro”.
La favola racconta la storia del Dio Amore (Cupido) e della bellissima Psiche, che era figlia di un re.
Psiche era talmente bella e seducente da competere con Venere, dea della bellezza, che era talmente invidiosa da mandare il figlio Amore (Cupido) affinché facesse innamorare Psiche dell’uomo più brutto al mondo che non l’avrebbe ricambiata, rendendola per questo ridicola.
Ma Cupido, scagliando la freccia dell’amore, sbagliò bersagliò e colpì il suo stesso piede, pertanto fu lui ad innamorarsi follemente di Psiche.
Timoroso che la madre Venere potesse scoprire questa sua insana passione fece trasportare segretamente nel suo castello Psiche e lì, vissero insieme intense notti d’amore, senza che Psiche potesse mai guardare in faccia l’amante, pena l’immediata separazione da lui. Ciò nonostante, Psiche, sollecitata dalle sorelle gelose, non resistette al divieto di guardare almeno una volta il suo amato: una notte, dopo aver acceso una lampada, mentre ammirava estasiata la bellezza di Amore che dormiva, dalla candela cadde una goccia di cera che colpì il giovane dio.
Questi si svegliò e fuggì per non tornare più, lasciando Psiche disperata e lacerata dal dolore, disposta ad affrontare prove difficili pur di ottenere l’immortalità e ricongiungersi ad Amore.
Psiche si sottopose a numerose prove e dopo averle superate, Venere le ordinò di scendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina di concederle un po’ della sua bellezza.
Psiche ricevette da Proserpina un’ampolla che avrebbe dovuto contenere la bellezza, in realtà quando Psiche , presa dalla curiosità, la aprì , fu colta da un sonno infernale che la fece addormentare profondamente.
Amore, commosso dal tragico destino di Psiche, non volle rischiare di perderla nuovamente: la raggiunse, la risvegliò con un bacio, la portò sull’Olimpo dove, grazie all’appoggio e all’aiuto di dio Giove, divenne una dea. La leggenda si conclude con il matrimonio e la nascita di una bellissima bambina cui fu dato il nome di Voluttà.

Lo scultore italiano Canova ha reso eterno nel marmo il bacio del risveglio con cui, il dio Amore (Cupido), risveglia l’amata Psiche, dal sonno infernale cui l’aveva condannata la dea degli inferi Proserpina; questa aveva donato a Psiche un’anfora ricolma di un sonno profondissimo che l’avrebbe addormentata per sempre.
Canova, immortalando questo bacio che, nel mito, segnerà definitivamente il passaggio dalla passione travolgente all’amore, riuscì a imprimere nella materia, quei gesti delicati ed espressivi che sono la sostanza stessa dell’amore: trapela il desiderio amoroso, di Amore e Psiche, ma si mostra con una sensualità misurata che sfuma nella tenerezza affettuosa e nella contemplazione. Lui , ancora con le ali spiegate, è appena giunto, sorregge delicatamente con la mano destra, la testa di lei, ancora addormentata, mentre con la mano sinistra le sfiora amorevolmente il seno. Dietro la leggerezza e la grazia dei gesti, si avverte un desiderio innegabile. L’ erotismo che trapela da quest’opera, terminata nel 1793, non ha età; è un erotismo diffuso, sottile e raffinato, ignorato dalla foga giovanile, perché non risiede in alcune parti specifiche del corpo, ma c’è ed è un dono di cui dovremo avere maggiore consapevolezza.
Questo intendeva dire il sociologo Francesco Alberoni, affermando che l’amore intenso cambia, ma dura e si riaccende.


Questo deve aver pensato lo scrittore francese Gustave Flaubert (1821-1880) che, estasiato, baciò sotto l’ascella le braccia slanciate di marmo di Psiche, poi commentò:
“Ch’io possa esser perdonato, da tanto tempo questo è stato il mio solo bacio sensuale, ed è stato qualcosa in più: ho baciato la bellezza stessa, ed era al genio che sacrificavo il mio ardente entusiasmo”.
TRA L’INNAMORAMENTO E L’AMORE C’È UNA GRANDE DIFFERENZA.
Ti accorgi che l’amore cresce, per contro il tuo egoismo si riduce. Sono in molti a confondere l’innamoramento che segue i primi incontri, con l’amore vero, quello che durerà tutta la vita. Proprio questa confusione penalizza molte unioni perché è un errore pensare che la fase d’innamoramento – fatto di pensieri ricorrenti, di passione, di batticuore e di desideri che non si saziano mai della presenza e della visione dell’altro – possa durare tutta la vita … E per fortuna! perché il continuo rilascio di sostanze chimiche nel nostro corpo ci sottoporrebbe a così alti e continui livelli di tensione che non potremmo reggere a lungo tanta tempesta.
L’innamoramento è solo l’avventura del “piacersi”, il desiderio d’amore che rende tutto bello, magico, possibile.
Ma è solo l’esaltazione iniziale, poi arriverà la fase successiva, quella in cui dovremo decidere se interrompere questo rapporto o farlo durare per sempre. Insomma, giunge il momento di trasformare l’esaltazione dell’innamoramento in amore. Un passaggio che non riescono a compiere quelli che pensano di voler sempre sentire il “batticuore”. L’ amore ti chiede la condivisione, quella della gioia, della sofferenza, della risata, della rinuncia … L’amore si costruisce, giorno dopo giorno, affrontando insieme nuove prove e difficoltà. Anche la passione del dio Cupido per la mortale Psiche, divenne amore solo dopo che entrambi furono messi duramente alla prova.
L’innamoramento e l’amore li ha realisticamente descritti, quaranta anni fa, nel libro omonimo, il sociologo contemporaneo, Francesco Alberoni . Egli, ancora oggi, afferma che l’amore intenso cambia, ma dura e si riaccende. L’ amore, come l’ erotismo, non ha età.